La trentième année (2015)

Au début des années 80 je travaillais comme chercheur dans les archives historiques de Rome. Mais je m’y sentais à l’étroit et ma quête d’une vérité donnée périclitait déjà. Je piquais des petits bouts de papier dans les dossiers des XVIII et XIX siècle, souvent du papier brouillon qui avait servi à essuyer les plumes des scribes ; j’en faisais des collages et des aquarelles que j’envoyais à mon ami Rodolphe Burger, qui à l’époque enseignait la philosophie en Alsace. A mon insu, Rodolphe collectait ces travaux et, quand il estima en avoir assez, se mit à démarcher les galeries. Un jour de l’été 1985 il m’écrivit que j’allais avoir une exposition à la galerie ADEAS de Strasbourg.

Je pris un train (à l’époque il y avait encore des trains de nuit qui traversaient l’Europe) et arrivai à la gare de Strasbourg un matin très tot. Rodolphe m’attendait sur le quai , accompagné d’un autre grand type d’arien, Philippe Poirier. Ils m’accompagnèrent prendre le petit déjeuner dans le seul bistrot ouvert à six heures du matin, le Cafè Italia. Sur la porte vitrée, la vue d’une affiche me frappa comme un coup de poing : Salvatore Puglia, exposition, Falsapartenza.

Pendant une semaine Philippe, qui ne me connaissait pas auparavant, m’aida à monter cette première exposition, à l’issue de laquelle je pris le courage de quitter mon travail et mon pays pour aller voir si j’étais aussi “autre chose”.

Rodolphe et Philippe sont, avec les amis qui m’accueillirent à mon arrivée à Paris, les responsables de ma présence à Arles, comme artiste, en 2015. Tout ce que vous verrez dans cet Inventaire, c’est de leur faute.

The Postcard (Terni 2006-Seoul 2009)

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Saint-Ouen, France *
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Terni, Italy *
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La colonna sonora dell’installazione (Philippe Poirier, The Postcard, 8’29”):

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Seoul, Corea ***

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The Postcard

Un intervento d’artista intorno al gemellaggio Terni-Saint Ouen

Terni e Saint Ouen sono governati da due amministrazioni che hanno deciso, alla fine degli anni ’50, di gemellarsi. Il motivo di tale scelta era un’evidente analogia nella storia e nella composizione sociale delle due città, entrambe industriali, entrambe colpite dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, entrambe amministrate da partiti rappresentanti la classe operaia. Ancora in questi anni i destini delle due città sono simili, con la chiusura di taluni complessi industriali e la necessaria riconversione degli spazi urbani.

Fino ad ora i rapporti fra le due città sono stati incentrati intorno a scambi culturali episodici (gite scolastiche, partecipazioni di artisti a mostre di gruppo, partite di calcio, eccetera). Negli ultimi anni sono emerse, tuttavia, due realtà parallele alle istituzioni locali: a Saint Ouen ha aperto nel 2001 Mains d’oeuvres, un centro d’arte multimediale che accetta artisti in residenza sulla base di progetti che si rivolgono alla popolazione. Nello stesso tempo, a Terni, la ex Siri è sulla strada di diventare un luogo aperto all’attività di artisti internazionali.

L’installazione di S. Puglia esplora il concetto di tipico: cosa è che definisce visivamente uno spazio pubblico e l’identità locale che su quello si ancora? Esistono degli standard, degli elementi visivi che possono designare la specificità di un luogo, agli occhi dei suoi stessi abitanti? E il tipico, il caratteristico di un luogo, non è allo stesso tempo un generico interscambiabile?

Per verificare questa ipotesi Puglia ha percorso rapidamente, in bicicletta e a piedi, i centri urbani di Terni e di Saint Ouen. Ha fotografato, senza un vero criterio di scelta, i luoghi più comuni e i più “tipici”: crocicchi, piazze, semafori, parcheggi, statue, monumenti.
Ne ha ricavato due serie di diapositive che vengono proiettate in un lento diaporama di immagini parallele e sovrapposte, carte postali anodine di una serata “proiezione” al ritorno da un viaggio in un paese esotico.

Ai due lati di questa proiezione, su due pareti opposte, appaiono due strani mostri. Si tratta di due “caratteristici” monumenti di ognuna delle due città. Nel corso delle sue deambulazioni, difatti, Puglia ha scelto nel modo più casuale due sculture che non rappresentano altro che l’epoca e lo spirito in cui sono state edificate, ma che vengono qui presentate come delle icone arbitrarie: più che della rappresentatività estetica di uno spazio pubblico, esse rendono conto della soggettività di una scelta artistica.

Le sculture riprodotte sono parti di due monumenti più complessi. L’uno è la figura giacente di un vecchio, nello Square Marmottan a Saint Ouen; l’altro è un bassorilievo che sovrasta il monumento ai caduti della Prima guerra mondiale, a Terni.

Entrambe le sculture sono appiattite e scomposte. Sono state riprodotte usando centinaia di piccole fotografie 10×10, con un effetto di “pixellizzazione”. Si tratta di fotografie fatte con un apparecchio di plastica di fabbricazione tedesca, un Carena 51, che dà stampe di formato quadrato. Queste immagini non mostrano vedute delle due città, ma tutti i luoghi visitati dall’artista nel corso degli ultimi quindici anni, ovunque sul pianeta. Si tratta quindi di un rumore di fondo. Nella stessa maniera, la composizione musicale di Philippe Poirier, che accompagna la successione delle immagini, presenta una sorta di “suono del mondo”.

L’aspetto autobiografico della pratica artistica e la ricerca su un luogo di lavoro (come è lo spazio urbano) si compongono in questa installazione multiforme.