Una giornata in treno (2025).

Una volta stabilito il mio periplo ferroviario – e comprati tutti i biglietti (non meno di dodici) e deciso di essere rientrato per il compleanno di mia moglie – fra esattamente una settimana – mi sono sentito più tranquillo.

E. buongiorno. Siccome sono al secondo dei miei otto treni per Bologna, e continuo ad avere un certo bisogno di testimoni alle mie peregrinazioni solitarie, posso mandarti una serie di immagini?

Da quando in qua si chiede il permesso? Manda, manda.

Schemino del viaggio.
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Quadro da vendere a Firenze. Pagherebbe il viaggio. Nel frattempo pesa sulle spalle e mi sento già stanco.

DONEURS DE SANG V

Secondo treno regionale: Marsiglia-Nizza. Addento la fricassée comprata sulla Canebière. Tento di leggere Borges in lingua originale, ma un ragazzo incappucciato mette a raffica pezzi di trap, o rap, e non riesco a concentrarmi. Ci va a parlare una ragazza perbenino, con effetto immediato.
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Cartolinissima.
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Ventimiglia. Strano sentimento di essere a casa, in una stazione in cui più volte sono stato trattenuto dalla polizia di frontiera. Al muoversi del treno in direzione Genova, il primo conato di euforia della giornata e forse dell’annata.

(Fra il 1982 e il 1985, per due o tre volte: alle sei di mattina mi mescolavo ai pendolari che andavano a lavorare in Francia, ma ogni volta fermavano proprio me, mi trattenevano un’ora in ufficio e mi rimandavano indietro.)
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Sono solo nel vagone, fino all’arrivo di un cinquantenne in mascherina e berretto da velista, che poggia una vecchia bici fra i sedili e accende una radiaccia con Neil Young a tutto volume. Poi però si addormenta.
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Un’immagine della ceneriera.
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Genova.

 

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APPENDICE: l’indomani.

Busalla.
Ronco Scrivia
C’era un vecchio signore di Guastalla / che molto ammirava sua sorella / ma non perché fosse troppo bella / piuttosto perché, trasferitasi a Guastalla, / aveva imparato a giocare bene a palla
Qua le rime le trovi tu, gaglioffo
Giusto liscivia
Livia
C’era una donna di Ronco Scrivia / che tutti chiamavano Livia /…
Il gaglioffo è troppo goffo. Ad Arquata Scrivia la scrivagna gli si bagna.
Grazie per l’accompagna.
A Lavagna, a Lavagna!
La bassa.
Anzi, La bascia.
A Stradella l’acqua è sempre quella, ma il treno si è riempito di migranti in monopattino elettrico.
Dopo Piacenza.