Uomini e meno uomini (2025).

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Quello che mi pare sia cambiato radicalmente nel mondo occidentale negli ultimi decenni – in modo sempre più accelerato – e che sta mettendo in minoranza tutti i principi dell’Illuminismo, dell’umanesimo laico e anche di quello cristiano, è la concezione de ”l’altro”.

E’ come una cristallizzazione dell’alieno, visto come un blocco di estraneità e pericolo e, evidentemente, considerato meno umano rispetto a ”noi”.

A me la tematica dell’alterità ha sempre interessato, forse per motivi autobiografici, così come quella dell’intruso, colui che si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Negli ultimi due-tre anni ho fatto quadri in cui rappresentavo mostri marini (quelli di Ulisse Aldrovandi) che atterravano sulle coste del Mediterraneo, e ponevo l’interrogazione su chi era più mostruoso, questi pesci o anfibi dal volto umanizzato, o quelli che li lasciavano agonizzare sulle spiagge. Mi interrogavo sulla parte mostruosa che c’era in noi uomini occidentali.

Ora, a inizio 2025, mi stufo a voler mitigare sempre fra il buono e il cattivo, e mi dico che i mostri veri (non quelli allegorici) ci sono e non sono simpatici, e hanno preso il sopravvento (se te li sogni la notte, quelli sono mostri).

Ho scritto a un amico, con cui ho condiviso le lotte e le opinioni politiche, dal 1970 a oggi: Cercavo di capire cosa volesse dire Vittorini con ”Uomini e no”. Claudio Pavone pensava che intendesse ”resistenti uomini, fascisti no”, ma non credo sia cosi’, poiché lo scrittore siciliano mostra una grande capacità antiretorica, quando alla fine del suo romanzo il giovane resistente non riesce a uccidere il soldato tedesco, che sente troppo simile nella sua umanità.
Ma il fascismo che ritorna ha la sua forza proprio in questo ritorno al “uomini e meno uomini “, che riporta a galla il concetto non proprio nuovo di dominazione (e di civiltà, certo).
Alla fine degli anni Sessanta, sull’onda del terzomondismo e delle lotte per i diritti civili, potevi ancora cantare “Di che colore è la pelle di Dio” nei cori parrocchiali e ti sentivi quasi rivoluzionario.
Ora ti tocca ricantarla, perché ti portano indietro di sessant’anni e devi riaffermare il concetto che esiste “un’umanità comune” e non c’è un umano tutto umano e uno “sottoumano”.
Quindi ti fanno rivenire a Viva la gente e a Martin Luther King. Un altro po’ e mi rimetto a fare i manifesti per i lebbrosi di Morulem: “Lei non usa Kaloderma”.

Sono d’accordo su tutto. Ma siamo in difficoltà vera. Si pone anche il problema di cosa si fa quando le cose sono andate oltre e non si hanno le forze x poter reagire… è l’arca di Noè la metafora.”

Dalla Treccani, voce ”Resistenza”: Accanto ai primi barlumi di resistenza attiva, in quei giorni furono largamente gettati i semi della “resistenza passiva”, intesa come creazione di un clima e di un ambiente favorevoli alla prima. Claudio Pavone, Una guerra civile.

Non mi è mai interessato essere portatore di fiaccole o sentirmi più chiaro di altri, ma oggi ci riportano alla metafora logora della luce e delle tenebre, alla necessità di barlumi di resistenza, che salvano l’onore dell’umano. La Nadezda Mandelstam che impara a memoria le poesie del marito morto in deportazione e le recita agli amici, il Walter Benjamin che cerca di portare in salvo le sue venti pagine di dattiloscritto attraverso i Pirenei, o il protagonista di Farsi un fuoco, la cui sopravvivenza dipende da un unico fiammifero.

Non so se andare a vivere in una comunità del Massiccio Centrale, ad allevare pecore e allontanare i lupi coi falò sia una buona soluzione. Poiché non possiamo influire sull’eventuale avvicinamento dell’Europa alla Cina, né sulla sua alleanza con i paesi del Sud, né sulla sua stessa sopravvivenza, dobbiamo forse ritirarci, ove possibile, a vivere in campagna, ma in una campagna situata ad almeno cinque metri sul livello sul mare e non soggetta alle piogge torrenziali conseguenti al cambiamento climatico?
O tentare di fare due cose, quando prima ne facevamo al massimo una?

La persona che gestisce il profilo Instagram Anonymousworksinc, che ha sempre diffuso immagini di oggetti e opere d’arte dismessi o dimenticati o marginali, interrompe la sua ‘’programmazione’’ abituale per dire con pacatezza e senza livore come reagisce ai nuovi dati politici: continuando a rivolgersi a loro (i governanti) e impegnandosi in servizi sociali locali.

For the last month, I’ve been struggling to find ways that I can affect change amidst the Trump/Musk assault on democracy and utter disdain for working class Americans.
Part of my solution is to continue to speak truth to power and stand up for what’s right, even if it doesn’t follow what others may expect as my curatorial premise.
The other part of my approach is to embrace volunteerism at a local level.
To that end, I’m stepping up my participation at my local YMCA which is creating a number of social service programs to help underprivileged communities.
For example, they are raising money to expand their Youth & Government program to underserved kids that haven’t been exposed to how government works.
And they are expanding their efforts of local food pantries where low income families can help supplement their monthly supplies.

These and so many other programs are helping to fill the void as our current administration is determined to gut vital services.

In the coming months, I’ll also be highlighting other nonprofits doing good in our communities.
If you enjoy my content, would you please consider donating $5 (or any other amount) via the link in my Bio? ANY amount would be greatly appreciated. 100% goes to my local YMCA in Los Angeles.

Thanks!

Da parte mia, che posso fare? Continuare a fare quadri e caricature di Pulcinelli e Pinocchiella, poiché l’arte (se è arte) porta vitalità agli altri, come diceva Elsa Morante, e questo è molto. Continuare a cucinare buone cose con buoni prodotti e mangiarle in compagnia, e anche questo non è poco. E pagare di persona, cioè dare una parte più importante dei miei guadagni a programmi di assistenza e di salvataggio, quelli delle Nazioni Unite in aiuto ai rifugiati, quelli dei battelli che cercano i migranti dispersi nel Mediterraneo. Barlumi di resistenza cioè.

Tocca mettersi – ancora di più se possibile – dalla parte dei paria. Siccome siamo vecchi e stanchi militanti umanisti, facciamolo con quello che abbiamo a portata di mano, i colori, le fotografie, un po’ di denaro che avanza.

Certamente, quello che non farò sarà riunirmi con gli amici per condividere la costernazione e la siderazione di ciascheduno. Con gli amici mi riuniro’ per bere e per mangiare e per guardare caricature dei potenti (è notevole la qualità e la ricchezza semantica delle caricature che si vedono in questi giorni: molte eguagliano quelle di Heartfield, testimone dell’ascesa del nazismo). *

28 febbraio. M., la tua idea dell’arca di Noé è buona, cioè ‘’salvare il salvabile’’, il salvabile non potendo essere, probabilmente, il Pelobate fosco del Po torinese, anche se avremmo bisogno che ci spuntasse un terzo braccio: uno per il Pelobate, uno per manifestare, uno per l’amicizia che mi pare a questo punto l’ultima espessione di un’umanità comune. Penso però all’amicizia alla Arendt, che nasce dalla gioia di essere insieme e non dalla compassione per le sofferenze altrui, all’amicizia ‘’politica’’ che avrebbe permesso a un tedesco e a un ebreo di mantenere la loro relazione sotto il nazismo (Arendt pensava certo al suo rapporto intellettuale e sentimentale con Heidegger).

Dalla conferenza di Hannah Arendt in occasione del conferimento del premio Lessing, L’umanità in tempi bui, Amburgo, 28 settembre 1959**: “La storia conosce molti periodi in cui lo spazio pubblico si oscura e il mondo diventa così incerto che le persone non chiedono più alla politica se non di prestare la dovuta attenzione ai loro interessi vitali e alla loro libertà privata. Li si può chiamare “tempi bui” (Brecht)”.
[…] Dal punto di vista di un’umanità che non abbia perso il solido terreno della realtà, un’umanità nella realtà della persecuzione, essi avrebbero dovuto dirsi: tedesco, ebreo, e amici. In tutti i casi in cui a quell’epoca un’amicizia del genere è esistita […] in tutti i casi in cui è stata mantenuta nella sua purezza, ossia senza falsi complessi di colpa, da un lato, e falsi complessi di superiorità o di inferiorità, dall’altro, si è prodotta una scintilla di umanità in un mondo divenuto inumano.’’

E’ un pensiero che nasce dall’esperienza, provata in prima persona, dell’ebreo come ‘’paria’’. C’è stato un momento in cui Arendt, cosi’ come Scholem, ha creduto alla possibilità di uno stato binazionale in Palestina. Poi non è andata così. E i paria ci sono ancora.

Dans un essai de 1944, elle décrit le paria juif par une galerie de portraits, de Heinrich Heine à Bernard Lazare, de Charlie Chaplin à Franz Kafka. Les pages qu’elle consacre à l’humanité du paria sont parmi les plus belles de la littérature du 20 e siècle. Dépourvu d’un patrimoine personnel, le paria attribue une grande importance à l’amitié. Exclu de la sphère publique et privé de droits, il trouve un rayon de lumière dans la chaleur humaine de ses voisins. Exclu de toute forme de citoyenneté, il redécouvre l’humanité comme catégorie universelle, transcendant les lois et les frontières politiques. L’amour, la sensibilité, la générosité, le sens de la fraternité et de la solidarité, l’absence de préjugés, souligne Arendt, sont des qualités humaines qui, dans de sombres temps, trouvent un refuge parmi les parias, les proscrits et les ‘’sans droits’’. Par conséquent, les parias sont, depuis toujours, ennemis du pouvoir, anticonformistes, rebelles, créateurs, incarnations de l’esprit critique.
Enzo Traverso, ‘’Dark times, Judéité et politique chez Hannah Arendt’’, Revue française de science politique, 2009/5, vol. 59.
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* ”Amico – La gioia comune, e non il dolore comune, fa l’amico”. Friedrich Nietzsche, Umano troppo umano, § 499, Milano, Adelphi, 1965.

** Pubblicato in opuscolo da Raffaello Cortina nel 2018.

*** Una buona bibliografia sulla questione dell’amicizia intellettuale in Elena Laurenzi, ”Maria Zambrano ed Elena Croce: quando un’amicizia fa la politica”, Università di Barcellona (2016).

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Postille: alcune caricature recenti.

Visto a Oaxaca, Messico (città capitale dei graffiti di protesta) e riprodotta in un post di anonymousworksinc.
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Carnevale di Viareggio, febbraio 2025. “Per una Costituzione sana e robusta”.

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Trovata in un post odierno (01 marzo) di anonymousworksinc.

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