Bordeaux October-November 2012

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RUPESTRES

galerie le troisième œil

17 rue des remparts

33000 bordeaux

du 12 octobre au 17 novembre 2012

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Il parco dei mostri e l’ombra del luogo (2013)

Il parco dei mostri e l’ombra del luogo
lavori a base fotografica
2010-2013

Rupestri, 2011-2012
Il soggetto “rupestre”: si tratta della natura utilizzata dall’uomo per farne opera, che riprende i suoi diritti non lasciando l’opera dell’uomo che sotto forma di traccia. La Tuscia è piena di questi luoghi; è come se non solo civiltà e abbandono si succedessero a ondate secolari, ma l’una fosse la condizione dell’altra. E sono le l’attvità dell’uomo solitario che lasciano – o lasciano immaginare – le impronte più inconsuete.
Sono salito all’insediamento protostorico delle Sorgenti della Nova, dove gli uomini si sono succeduti per millenni, utilizzando gli spazi organizzati da coloro che erano passati prima di loro. Rimanevano visibili, ai miei occhi profani, le tracce di una vita ridotta a mera sussistenza: il nerofumo dei focolai sulle volte.
Poi sono stato in siti abbandonati e che lascerei al loro abbandono, come fossero rovine artificiali di epoca romantica (perchè occorrerebbe salvare il passato a tutti i costi? e quale sarebbe il momento del passato che vorremmo cristallizzare?): Santa Maria di Sala nel comune di Farnese, Castel d’Asso in quello di Viterbo, Castro in quello di Ischia.

On Dissipation, 2011
Al ritorno da una peregrinazione infruttuosa alla ricerca di rovine “romantiche” m’imbattei in questa edicola, nelle vicinanze dell’abitato di Ischia di Castro. Un affresco secentesco, una vergine da un lato, un dannato fra le fiamme infernali dall’altro, entrambi sfregiati senza pietà, a più riprese, da adolescenti o invasati dei secoli successivi, e ancora rimane la traccia, il monogramma della pittura, che dice tutto cio’ che voleva dire all’origine.

Ex voto Remix, 2009-2010
Immagini di Ex voto etruschi, prese da cartoline e illustrazioni di libri. Questi reperti (ormai: reliquie), testimoni di guai di salute e di pene di cuore, estratti dal loro contesto tombale, presentati nei musei, posati su moquette colorate, repertoriati per categorie, sono qui ripresi e riprodotti su vetro, sovrapposti a vecchie pitture “alla cinese” dell’autore (S. P.), senza alcuna intenzione di analogia. Ritorneremo giocattoli?

A fresco Remix, 2010-2012
Fotografie di canopi, contenitori a forma di testa umana, sovrapposti a dettagli di affreschi trecenteschi, i cui frammenti sono ancora visibili sulle mura della distrutta città di Castro. Non si puo’ vedere l’uno se non attraverso l’altro, eppure non li lega un rapporto analogico ma solo uno “sfasamento” dello sguardo.

A fresco/Tuscia, 2012
Sovrapposte a quello che rimane degli affreschi di Santa Maria intra muros, a Castro, alcune silhouettes nere di animali, tratte da un prontuario portoghese di fine ‘800. Gli animali disegnano un passaggio fra i dettagli delle pitture e i muri che ancora li sostengono.

Romitorio (Hermitage), 2011
Se si percorre la valle del Fiora, nell’alto Lazio, appena a Sud della frontiera con la Toscana, e si sale e scende per ripe franate dopo alluvioni recenti, e ci si inoltra in macchie boscose aggrovigliate come giungle, si possono raggiungere un paio di romitori, o luoghi per eremiti, che sono sopravvissuti ai secoli, grazie al loro isolamento e al poco interesse che hanno suscitato presso le generazioni successive.
Ecco Poggio Conte: oltrepassata una cascatella che forniva l’acqua potabile ai monaci, si possono vedere i resti di due minuscole celle, cui conducono scalette ardue scavate nel tufo, e una chiesetta rupestre di ispirazione cistercense. L’interno di questa – malgardo l’oculo scavato nella facciata – è completamente buio: se si fanno fotografie, sarà a caso, e solo lo sviluppo svelerà i frammenti superstiti delle pitture che ne decoravano la volta.
Si scoprirà che questo eremita del XIII o XIV secolo (forse un monaco di origine francese?) ha dipinto le vele con motivi decorativi decisamente prosaici, certo ispirati a tappezzerie o a pavimenti, che fanno pensare più a un design d’interni che a un esercizio di venerazione e di contemplazione.
La natura sta pian piano riprendendo i suoi diritti, le muffe coprono fiori di giglio, grifoni rossi e certe forme falliche. Scompare pian piano il lavoro dell’uomo solitario che passo’ mesi – o anni – a coprire di colori questo antro scuro, nella consapevolezza che a pochi sarebbe stato dato di ammirarli mai.
Alle mie intrusive foto al flash ho sovrapposto, come una trama leggibile in controluce, un sonetto tratto dal Canzoniere di Francesco Petrarca. Vi si parla, in belle metafore, di impagabili sofferenze d’amore. L’ho trascritto come un telex.

Marmo, 2011-2012
L’autunno scorso ero sceso in Italia per fare fotografie sul tema della natura sfruttata dall’uomo. Intendevo costituirmi uno stock di immagini su cui lavorare durante l’inverno. Il viaggio fu un fallimento dal punto di vista lavorativo, perchè era il momento delle grandi piogge e inondazioni in alta Toscana, e ne sono uscito solo con quattro fotografie, fatte in mezzo alle nuvole, alle cave di Carrara. Poi ci fu un passaggio in Maremma, a San Bruzio, ove il marmo è fissato in uno stato intermedio, di rovina conservata, non più minacciata dalla natura, anzi circondata dalla cultura, quella dell’olivo. Il ritorno in Francia, essendo le autostrade liguri interrotte, fu laborioso, con deviazioni per l’Appennino e la pianura padana, e qualche altra foto: a Modena, le immagini della civiltà che ci fonda come Italiani, le statue della cattedrale, le foto degli uomini della resistenza, “a perenne ricordo”. Le ho qui sovrapposte a quelle di Carrara.

In Tuscia, 2012
Il ponte San Pietro dopo un’alluvione autunnale, il sito etrusco di Rofalco dopo gli scavi, l’inestricabile selva del Lamone attraverso la quale un sentiero è stato tracciato. Le fotografie sono state riprodotte su vetro e poi sovrapposte a pitture bianche, su cui l’acrilico fluorescente crea uno sfalsamento di piani e, forse, una traccia modernità a cui il luogo sarebbe altrimenti sfuggito.

Nel parco, 2012
Una famiglia romana in gita nell’alta Tuscia, verso al fine degli anni ’60. Delle venti persone raffigurate nel filmino super 8 di quella giornata, solamente due o tre vivono ancora. Ritorno sui luoghi che hanno ascoltato quei gridi e quelle risate, che hanno visto quegli scherzi puerili e quei giochi di adulti. Sulle statue che non si possono più scalare, sui gradini che non si possono più calpestare, cosa rimane di quel breve passaggio?

Giovannetti fluo, 2013
Nella città natale del pittore dei papi è rimasto solo un affresco certamente realizzato da lui, nella chiesa di Santa Maria Nuova. Vi si ritrovano i begli azzurri e le forme slanciate dei santi di Avignone e di Villeneuve-les-Avignon.
La cornice metallica li trasforma in vetrate, le immagini sovrapposte li sottraggono alla loro temporalità, le zone rosse li riportano nel nostro tempo.